Capitale dei Nabatei, questa città rupestre situata nel cuore del deserto meridionale della Giordania è nata in una valle che si è formata oltre 70 milioni di anni fa.
Riscoperta dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt nel 1812, comprende oltre 800 monumenti classificati di cui circa 500 tombe : si calcola che nel periodo di maggiore splendore ospitasse 30.000 persone.
L’ impegno e la determinazione di numerosi Team di ricerca, in ausilio al Brown PetraArchaeological Project (BUPAP), ha permesso di riscoprirne alcune aree utilizzando strumenti di indagine non invasiva come i #georadare i #droni.
Con l’ausilio dei GPR sono state individuate numerose dighe sepolte nella parte nord della città : il suo sistema di irrorazione è stato ricostruito e sono state mappate le formazioni rocciose utilizzat come monconi naturali nella costruzuione della diga.
Nel 2019 è stata localizzata una nuova struttura, forse un edificio pubblico di grandi dimensioni, con tracce di scalinate e colonne. Si tratta di una piattaforma larga circa 50 metri e lunga altrettanto che racchiude altre ”cornici”, forse un monumento pubblico del II secolo a.C.
L’impiego dei GPR ha avuto un ruolo fondamentale nello scoprire un complesso di piscine ornamentali del I secolo a.C : una grande piscina (43 mx 23 m x 2.5 m) al cui centro si poneva, un tempo, un padiglione quadrangolare (11.5 x 14.5 m) aperto almeno su tre lati fatto da mattoni di calcare rivestiti di intonaco e sormontato da un tetto piano.
questo significa che Petra disponeva di uno spazio ritirato ricco di verde e di acqua proprio nel cuore del suo ampio apparato urbano, una scoperta eccezionale.
Fra le varie leggendarie città perdute del mondo, Petra brilla come espressione massima delle conquiste dell’uomo. Un capolavoro che rischia di essere lentamente distrutto dal tempo, dalla disgregazione chimica e da altre forze umane e naturali che stanno deteriorando questa antica meraviglia e i suoi numerosi monumenti in pietra arenaria